Il catasto napoleonico a Leinì

di Toni Balbo

Con la seconda campagna d’Italia, Napoleone Bonaparte riconquistava il Piemonte che, dopo la battaglia di Marengo del 14 giugno 1800, diventava stabilmente sotto il controllo francese.
Iniziava allora una lenta ma continua equiparazione dei territori piemontesi al modello politico-amministrativo d’oltralpe. La formale annessione avveniva l’11 settembre 1802. Da tale data tutte le leggi emanate in Francia entravano in vigore anche in Piemonte, regione a cui fu attribuito il nome di Departements au delà des Alpes (Dipartimenti d’oltralpe).
Una delle prime riforme amministrative fu quella delle imposizioni fiscali attraverso la misurazione delle terre e la stima reale della loro potenzialità di reddito.
La rilevazione dei beni fondiari si configurava in un vero e proprio catasto particellare, tale cioè da descrivere ogni più piccola porzione di terreno appartenente ad un singolo proprietario.
La rilevazione avveniva con l’arpentage, misurazione delle superfici e loro rappresentazione grafica e con l’expertise ovvero alla valutazione dei redditi.
In Piemonte esisteva già la tradizione dei topografi e catastatori del regno di Sardegna e ciò assicurava un’alta qualità alle mappe rilevate.
Sul totale dei Comuni del Dipartimento del Po, area torinese, solo un terzo è stato oggetto della catastazione francese. Leinì è fra questi.
Abbiamo rilevato il “Plain lineaire de la Commune de Leynì” – carta che rappresenta l’intero territorio comunale, la sezione H – grande carta del concentrico, l’elenco per ordine alfabetico dei proprietari e, infine, delle proprietà per ordine di particella.

A titolo esemplificativo riporto alcune curiosità del concentrico.
Le principali proprietà del Comune erano: le chiese – l’area della parrocchia (chiesa, cimitero e abitazioni), San Giovanni, il Santuario e le cappelle di San Nicolao e San Rocco; le strade, le piazze e i ponti sulla Barbacana; il municipio, maison de la mairie, e l’ospedale, hopital des ammaladed. Purtroppo non è indicato il nome delle vie, forse non l’avevano.
Il municipio, dove si riunivano i comunisti (dizionarietto Ponza piemontese-italiano del 1834: comunista = consigliere del Comune) si trovava all’angolo fra le attuali via Carlo Alberto e piazza Vittorio Emanuele II.
L’ospedale, che funzionava sia come infermeria che come ricovero per i poveri vecchi, era situato nel fabbricato contiguo alla Chiesa di San Giovanni, dove ora è situata la farmacia che ha mantenuto il nome “dell’ospedale”.
L’area del castello Provana, torre compresa, era di D’Arbes La Tour Monsieur Louis – Colonnello del 181° Reggimento di linea – Ufficiale della Legion d’honneur. Il castello, in cattivo stato di conservazione, non era più proprietà dei Provana.
Il palazzo a ovest del castello era di Grosso Luise – femme Vincent – neé Franco de Guatta – demourant a Turin (Grosso Luisa – moglie di Vincenzo Grosso – nata Franco de Guatta – vive a Torino).
Il fabbricato dove attualmente risiedono gli uffici comunali (il Chiosso) era di Renaldi Giovanni Battista residente a Leynì.
A fianco, fino a via Carlo Alberto, la proprietà di Riccioglio Luigi fu Michele Antonio, avvocato, residente a Torino.
L’area dell’ex ospedale Capirone, via Carlo Alberto 173, era proprietà di Vachetta Jean Pierre detto Capirone, sacerdote residente a Leynì.

Attorno alla piazza nel 1810

Al termine dell’occupazione francese nel 1814, il restaurato ordine sabaudo, pur utilizzando ai fini dell’esazione dell’imposta le misure napoleoniche, rimaste incomplete, considera l’opportunità di impostare una nuova catastazione del territorio. Nel 1853 Cavour incaricò il geom. Antonio Rabbini di redigere un nuovo catasto che, seppur con successive variazioni, resiste ancora oggi.