Il teatro a Leinì nel 1915

di Toni Balbo

In occasione dell’inaugurazione del restauro del porticato mercatale di piazza Vittorio Emanuele II, trasformato in locale polivalente, mi fa piacere ricordare che già in un’altra occasione il porticato fu adibito a teatro. Era il 1915 e fu realizzato dagli artigiani di Leinì affinché si tenessero delle rappresentazioni per la raccolta di fondi, in aiuto alle famiglie dei soldati impegnati nel conflitto bellico della prima guerra mondiale.
Ricordo anche che il portico è stato utilizzato varie volte per altre occasioni: come ristorante nei pranzi ufficiali, ad esempio della Società di Mutuo Soccorso, come sala da ballo, memorabile quella allestita per il carnevale del 1979, e altre ancora. Questo il resoconto del 1915.
Dal Bollettino Ufficiale del Comitato Leynicese per i Provvedimenti Economici a favore delle Famiglie dei Richiamati durante la Guerra del 12 settembre 1915 e seguenti.
Per opera del solerte Comitato di beneficenza e leynicese che ispirato ad alti e nobili sentimenti di patriottismo ed umanità, nulla trascura pur di poter porgere il suo valido aiuto e materiale e morale ai nostri lontani combattenti ed alle loro povere madri, deboli padri ed infelici spose, domenica scorsa 22 corrente agosto ebbe luogo al teatro, posto e fatto per l’occasione, sotto il porticato del palazzo comunale, l’annunciata serata a totale beneficenza delle famiglie dei soldati richiamati bisognosi. Ed il popolo leynicese accogliendo degnamente la nobile iniziativa del Comitato, volle nuovamente affermare il suo vivo desiderio di cooperare alla buona riuscita della generosa impresa, accorrendo in gran numero alla bella serata.
Il teatro infatti, quantunque discretamente ampio, rigurgitava e molti anzi dovettero tornarsene a casa sperando di poter assistere al brillante spettacolo la ventura domenica”.
Il primo spettacolo fu la commedia “Le grame lenghe” del maestro del teatro piemontese Luigi Pietracqua, con la direzione di scena del dott. Filippo Vallino e l’accompagnamento musicale della Società Filarmonica “Nuova Concordia”, diretta dal maestro Giuseppe Vana.
Fra gli attori si ricordano “la sig.na Brunetto, sig.ra Gemma Azimonti, sig.ne Marietta Lanza e Carmelina Teisa, sig.ri Miglietti, Pepè e Mario Azimonti, Borghesio (veterano del teatro leynicese, del teatro di quei bei tempi, ahimè, da troppi anni passati e che vorremmo ritornassero), Perino e Cravero. Una lode pure si merita il suggeritore sig. Pierino Borghesio, che quantunque non si sia visto in scena, nascostamente, ha distintamente contribuito per la buona riuscita della rappresentazione”.
La sala. Chi riconobbe il luogo in cui tante persone affluirono per divertirsi beneficando? Nessuno. Sotto la direttiva del geom. Luigi Ronco, le cosidette “porte” subirono per l’occasione tale trasformazione da chiamarsi magica. Il posto in cui solo carri si soffermano, venne magistralmente adattato e ridotto in una vasta, elegante sala, propria a teatro.
In nulla peccava, tutto era al suo posto, così da meravigliare il pubblico spettatore.
Di ciò va estesa la più ampia gratitudine ai capi mastri e falegnami, fabbri, decoratori e proprietari del Ballo di Leynì, cioè: la Società Cooperativa Muratori (Taramino, Cavaglià e Comp.), Borghesio Luigi, Lanza Giuseppe, Luetto Antonio, Perino fratelli, Grogno Giuseppe, Perucchietto Angelo, Sasso Umberto, Alovisio Luigi, Origlia e Verderone, Perino Francesco, Borghesio Pierino, Ponsetto Francesco, Ronco Massimo, Valerio Giacinto ed Ivaldi Marcello; al signor Boggio di Torino, alla Soc. Elettricità Alta Italia, all’elettricista Bianco, che gratuitamente s’adoperarono chi in aiuti personali, chi in materiali per costruire la bella sala.
Particolarmente siamo grati al sig. Boggio Italo che, quantunque non leynicese, spontaneamente mise a disposizione del Comitato tutto quanto occorreva all’addobbo ed all’impianto elettrico”.
Il teatro venne smantellato il 26 ottobre dello stesso 1915 in seguito alla malattia del dott. Vallino, che morirà il 27 aprile del 1916, e al lutto che colpì il cav. Miglietti, il cui fratello Lodovico si è “estinto nel lontano ‘bel suol d’amore’ a Tripoli”.

La compagnia teatrale al completo. Seduto al centro il dottor Vallino.

Il maestro Giuseppe Vana.