La torre di Leinì.

di Toni Balbo

Maestosa, semplice ed elegante svetta sull’abitato di Leinì una torre risalente forse al XIII secolo, della quale i leinicesi ne sono civilmente orgogliosi.
I narratori Casalis e Bertolotti descrivono così il bel manufatto:
Casalis 1841: “
Sulla pubblica piazza assai vasta si veggono il palazzo comunale costrutto non è gran tempo, e l’antico castello, già spettante ai feudatari di Leynì, oggi in gran parte demolito; vi sta tuttora in piè una gran torre di forma quadrata e di notevole altezza la quale sembra opera del secolo XIII” (fra il 1200 e il 1300).
Bertolotti 1867: “
Di questo castello resta ancora qualche sala ed un’alta torre quadrata, creduta opera del secolo decimoterzo, a cui piedi sonvi giardini con pergolati”.
Cioè, praticamente, salvo una datazione incerta, non se ne sa nulla!  
Attualmente, non esistono notizie documentate riguardanti la torre, per cui non si sa né quando, né da chi e perchè fu eretta la costruzione.
Stante questo contesto, proviamo a fare qualche congettura che possa portare a delle ipotesi verosimili.
Quale funzione poteva avere?
La torre non possiede forma e struttura atte a operazioni belliche dirette: non ha caditoi né feritoie; non ha funzioni abitative di difesa; non ha funzioni di prestigio: Leinì è un piccolo borgo; rimane la funzione di avvistamento: da un’altezza di 36 metri è possibile sorvegliare un vasto territorio.
L’avvistamento precoce di una colonna di armati in avvicinamento era indispensabile per predisporre in tempo la difesa contingente, ma se l’attacco era in grande stile occorreva anche comunicare al più presto l’evento affinché si organizzassero i rinforzi.
Ma perché Leinì poteva essere sotto attacco?
1951 rit
Fino al 1379 Leinì apparteneva al Marchesato del Monferrato ed era situato ai suoi confini, per cui era il posto avanzato dove era necessario sorvegliare per prevenire eventuali invasioni.
La comunicazione avveniva proprio grazie all’altezza della torre tramite fuochi accesi sulla sommità, di notte, e tramite specchi o segnali di fumo, di giorno.
I segnali dalla torre venivano raccolti da un’altra torre situata sulla collina chivassese e ritrasmessi ad altre torri fino a Casale Monferrato, capitale del Marchesato. Il tutto in pochissimo tempo.
A questo punto è lecito pensare che la torre fu fatta costruire dal Marchese di Monferrato, sovrano di Leinì, per poter comunicare velocemente con i confini del proprio territorio.
I Provana acquistarono i diritti su Leinì dal Monferrato nel 1300 con la torre già costruita.
È possibile che la torre sia stata costruita dai Provana?
Penso di no. I Provana erano feudatari del Marchese di Monferrato, per cui erano sotto la sua protezione. Avevano i diritti di riscuotere le rendite del territorio in cambio di servizi resi, ma la “proprietà” rimaneva del Marchese.
Basti pensare che per fare le bealere del Bendola e del Mulino nel 1335, i Provana dovettero chiedere il permesso al Marchese che, dietro lauto compenso, concesse la possibilità di costruire tali opere (vedi La storia minore di Leinì nn. 1 e 2).
Recentemente ho sentito denominare la torre come la “torre dell’ammiraglio”: è un pacchiano falso storico.
Questo frutto di fantasia ha, forse, un riferimento nelle Passeggiate nel Canavese (1867) di Antonino Bertolotti, dove si racconta che un visitatore, certo Edward Cowley (inglese) venne a Leinì per vedere il “castello dell’Ammiraglio”. Tra l’altro, l’Ammiraglio in questione, Andrea Provana, è vissuto almeno tre secoli dopo la costruzione della torre!
È pur vero che il castello di Leinì fu dei Provana per circa cinque degli otto secoli di vita della torre, per cui sarebbe più corretto chiamarla “Torre Provana” o meglio, “Torre dei Provana”, in quanto le proprietà del casato non venivano quasi mai divise e ad ogni passaggio generazionale esse venivano assegnate agli eredi per frazioni.
Nei documenti non è insolito trovare immobili frazionati in 8 o più parti; per cui il castello di Leinì non fu mai proprietà di un solo Provana, ma di un folto numero di eredi.
In conclusione: per non indispettire il Sovrano Marchese di Monferrato nei confronti dei subordinati Provana e per non far torti a nessuno, viventi e trapassati, forse sarebbe meglio chiamare la torre di Leinì: Torre di Leinì!