Quando la tavola del Defendente venne venduta, ma (per fortuna) non lasciò Leinì…

di Samuele Mamola

In questo periodo di festa patronale dedicata a San Lorenzo (martire, festività il 10 agosto) cade, come di suol dire, “a fagiuolo” una piccola notizia di “cronaca” che mescola insieme il Santo patrono e la più preziosa opera d’arte che a Leinì abbiamo la fortuna di poter ammirare: l’Adorazione dei Magi di Defendente Ferrari.

In archivio comunale, che come ognuno di questi fa emergere sempre delle notizie più o meno note alla comunità di cui custodisce la Memoria, durante la ricerca sulle reliquie dei SS. Aurelio e Feliciano è stato trovata, quasi per caso, la copia di un verbale di consiglio comunale del 1879 appositamente archiviata in modo a se stante, e dalla quale possiamo trarre una storia che avrebbe potuto tramutarsi in una drammatica perdita per la nostra comunità, ma che venne arrestata da una persona di lunghe vedute e amorevole verso Leinì.

Questa storia ha inizio il 9 novembre del 1879, quando il prevosto di Leinì don Matteo Ferrero chiede al consiglio comunale l’autorizzazione, vista la cospicua somma offertagli di diverse migliaia di lire, ad alienare:

l’antico quadro su legno esistente nella casa parrocchiale rappresentante l’Epifania, e perché non vi è posto adatto per collocarlo nella Chiesa e abbisogna di riparazioni (cit.)”

Ora, è palese a tutti che questo antico quadro su legno fosse proprio l’Adorazione dei Magi di Defendente Ferrari. Il prevosto sosteneva non vi fosse spazio nella parrocchiale, peraltro ricostruita da pochissimo dopo il crollo del 1855, per conservare la pala… questa dello spazio, come vedremo, sembrerebbe piuttosto una scusa sostenuta da una interessante donazione…

Prosegue infatti il prevosto aggiungendo che dalla vendita si sarebbero ricavate 2500 lire, una somma interessante per quell’epoca, e che la si sarebbe utilizzata per:

acquistare una grande ancona su vetro rappresentante i santi titolari e patroni del paese”

L’ancona che voleva acquistare era addirittura di grandi dimensioni, e pertanto avrebbe occupato anche molto spazio, quello che non c’era però per la pala di Defendente!

Da questa frase, peraltro, ci sarebbe da chiedersi chi fossero, oltre San Lorenzo, i santi titolari e patroni del paese… le ipotesi, se non vi sono errori di scrittura, potrebbero essere diverse a questo punto, seppure fino ad oggi si sia sempre e solo parlato unicamente di San Lorenzo.

A questo punto il consiglio comunale discusse, e arrivarono alla conclusione che prima sarebbe stato opportuno sentire “una persona d’arte”, e poi decidere; la seduta venne quindi aggiornata ad una successiva.

Nella nuova seduta del Consiglio della fine di novembre dello stesso anno, si torna quindi a parlare della questione, vi sono gli aggiornamenti che riassumono i pareri del “perito d’arte”, il quale ritenne molto costoso il restauro della pala, la quale presentava scrostature e tarlature; del medesimo avviso furono anche i signori consiglieri “Alovisio Lega ed altri”.

Sembrava quindi che si andasse incontro ad una vendita certa, e a opporsi intervenne Vincenzo Bonis che dichiara, intelligentemente e con amore verso Leinì e la sua Storia che:

non devesi il Comune privarsi, per una meschinità, di un’opera d’arte così pregiata per convertirne il prezzo ricavato in un altro, che comunque non sarà mai per valore quello che si richiede per la vendita”

Bonis non sarà stato un perito d’arte, però certamente aveva ragione: una nuova ancona in vetro non avrebbe mai potuto eguagliare in valore una pala del pregio di quella di Defendente. Ma non finisce qui, poiché fece un ulteriore affondo:

che se i credenti bramano innalzare una ancona di vetro coi Santi patroni e titolari del paese, quale corona del più bel monumento di Leynì, lo facciano con le loro proprie offerte, ma non mai con lo spogliarci di una rara proprietà di tutti”

C’è da dire che Bonis aveva fatto proprio un bell’affondo per tentare di bloccare la vendita della pala, e d’altronde non aveva tutti i torti se davvero la comunità avesse voluto dotarsi di un’ancona del genere. Ma forse, quest’ultima, non aveva tutte le intenzioni di farlo, e questa ancona infatti non esiste… l’unica immagine di San Lorenzo martire che regge la sua graticola è infatti più tarda, e si trova su di una vetrata dell’abside della parrocchiale.

Il presidente del Consiglio, tuttavia, vedendo la divisione di quest’ultimo, mette ai voti la questione che termina con 12 favorevoli alla vendita e 4 contrari (tra cui Bonis): la pala viene alienata.

Nonostante il voto però la pala, fortunatamente e per ragioni non note, non lascerà mai la Parrocchia, se non nel 1954 per essere sottoposta a restauro e rimanere poi esposta nella Galleria Sabauda fino al 2009, quando il Comune, l’associazione “La Barbacana” e la Parrocchia ne ottengono il rientro a Leinì dopo un lungo iter.

Da questa vicenda possiamo trarre come “insegnamento” che abbiamo tutti, come leinicesi, l’obbligo morale, come tentò di fare Bonis, di tutelare al meglio il nostro patrimonio artistico-culturale perché possa essere tramandato, così come lo vediamo, alle generazioni future, magari con sempre maggiori informazioni a riguardo!

La pala in oggetto